Straining sul lavoro: cos’è, quando si verifica e come difendersi

Lo straining è una forma di pressione lavorativa imposta dall’organizzazione o da singoli soggetti che, pur non presentando la sistematicità tipica del mobbing, può produrre conseguenze molto gravi sulla salute psicofisica e sulla carriera del lavoratore. Sempre più persone cercano informazioni su come riconoscere lo straining, quali diritti spettano alla vittima e quali strumenti legali permettono di ottenere tutela e risarcimento.

Comprendere quando si configura lo straining, quali condotte lo integrano e quali prove sono necessarie per dimostrarlo è fondamentale non solo per chi si sente isolato, demansionato o sottoposto a pressioni indebite, ma anche per chi desidera valutare se è opportuno rivolgersi a un avvocato esperto in diritto del lavoro per una valutazione approfondita della propria situazione.
Questa guida offre un quadro completo, aggiornato e operativo per orientarsi e proteggersi.

Hai dubbi sulla tua situazione lavorativa? Richiedi una consulenza legale con un avvocato specializzato per valutare se si tratta di straining e quali passi intraprendere.
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🧭 Che cos’è lo straining

Il termine straining, dall’inglese to strain (“sforzare”, “mettere sotto pressione”), indica una condizione di stress forzato e prolungato a cui il lavoratore viene sottoposto a causa di comportamenti ostili, anche episodici, posti in essere dal datore di lavoro, dai superiori o dai colleghi.

A differenza del mobbing, che richiede una pluralità di atti vessatori ripetuti nel tempo e un intento persecutorio costante, lo straining può derivare anche da un solo episodio capace, però, di generare effetti duraturi, destabilizzanti e difficili da estinguere nel tempo. Si configura quindi come una forma attenuata di mobbing, ma non per questo meno lesiva.

Per capire se il comportamento subito rientra nella definizione giuridica di straining, valuta la tua situazione con un avvocato specializzato in diritto del lavoro.
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🔍 Quando si configura

Per parlare di straining devono essere presenti alcune condizioni specifiche:

  1. Condotta ostile: può trattarsi di un atto unico o di comportamenti isolati, ma significativi.
  2. Imposizione di uno stress forzato: la condotta provoca un forte disagio psicologico e/o fisico nel lavoratore.
  3. Effetti protratti nel tempo: anche se l’atto ostile è isolato, le sue conseguenze devono essere durature e continuative.
  4. Assenza di pluralità sistematica: ciò che differenzia lo straining dal mobbing è l’assenza di reiterazione sistematica delle condotte nel tempo.

Secondo la giurisprudenza, è sufficiente un solo episodio se questo ha effetti destabilizzanti protratti. Quindi, anche un solo atto illegittimo o vessatorio, se genera un disagio lavorativo prolungato, può configurare straining.

Per verificare se gli episodi subiti soddisfano i requisiti previsti dalla giurisprudenza, richiedi una consulenza legale con un avvocato esperto.
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📚 Esempi di straining sul lavoro

Ecco alcuni esempi pratici di straining per aiutare a identificare situazioni a rischio:

  • Demansionamento: assegnare al lavoratore compiti inferiori rispetto alla sua qualifica senza motivazioni oggettive.
  • Esclusione da riunioni o attività: isolamento ingiustificato rispetto ai processi decisionali o al team di lavoro.
  • Negazione di formazione o aggiornamento: impedire la partecipazione a corsi, workshop o percorsi di carriera.
  • Spostamento forzato: trasferimento in altra sede o ufficio con finalità punitive o immotivate.
  • Riduzione ingiustificata di responsabilità o strumenti: togliere incarichi o accessi senza spiegazioni.
  • Silenzio organizzativo: comunicazione minima o nulla, tale da generare senso di esclusione.

Questi atti possono apparire singoli e non ripetuti, ma il loro impatto sulla stabilità emotiva e professionale del lavoratore può essere molto rilevante.

Se ti riconosci in uno di questi scenari, confrontati con un avvocato del lavoro esperto di straining per valutare le tue possibilità di tutela.
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⚖️ Diritti del lavoratore vittima di straining

In presenza di straining, il lavoratore ha diversi strumenti legali a disposizione per tutelarsi:

  1. Tutela della salute e dignità: l’art. 2087 del Codice Civile obbliga il datore di lavoro a garantire condizioni di lavoro sicure e rispettose della dignità personale.
  2. Richiesta di risarcimento del danno: la vittima può chiedere un risarcimento per danno biologico (fisico e/o psicologico), danno morale e danno esistenziale.
  3. Tutela in sede sindacale e ispettiva: è possibile rivolgersi al sindacato o segnalare la situazione all’Ispettorato del Lavoro.
  4. Tutela in sede giudiziaria: in caso di gravi violazioni, si può agire in giudizio civile o anche penale, qualora emergano reati.
Per valutare i tuoi diritti e l’eventuale risarcimento ottenibile, richiedi una consulenza legale con un avvocato esperto in straining.
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🔑 Come difendersi dallo straining

Difendersi dallo straining non è semplice, soprattutto perché può essere difficile da dimostrare.

Tuttavia, ci sono azioni concrete che un lavoratore può intraprendere:

  1. Raccogliere prove: è fondamentale documentare ogni episodio:
    • Email, messaggi, documenti ufficiali
    • Verbali di riunioni
    • Testimonianze di colleghi
  2. Consultare il medico del lavoro o il medico di base: in caso di sintomi da stress, è utile avere una certificazione medica che attesti le condizioni psicofisiche del lavoratore. Può essere anche richiesto un accertamento tramite il medico competente aziendale.
  3. Rivolgersi a un avvocato esperto in diritto del lavoro: un legale specializzato potrà valutare la situazione e proporre azioni legali adeguate, al fine di richiedere la cessazione della condotta lesiva o per ottenere un risarcimento.
  4. Coinvolgere il sindacato: i rappresentanti sindacali possono supportare il lavoratore nella fase preliminare e nella tutela dei propri diritti.
  5. Segnalazione all’Ispettorato del Lavoro: un’ispezione può far emergere comportamenti irregolari da parte del datore di lavoro o dei superiori.

📖 Le normative di riferimento

Nonostante lo straining non sia esplicitamente regolamentato da una legge specifica, esistono diversi riferimenti normativi e giurisprudenziali che lo tutelano indirettamente:

  1. Art. 2087 Codice Civile: impegna il datore di lavoro a tutelare l’integrità fisica e morale del lavoratore.
  2. Costituzione Italiana:
    • Art. 32: tutela della salute come diritto fondamentale.
    • Art. 41: l’attività economica privata non può svolgersi in contrasto con la dignità umana.
    • Art. 3: principio di uguaglianza e non discriminazione.
  3. Testo Unico sulla Sicurezza (D.Lgs. 81/2008): prevede l’obbligo del datore di lavoro di valutare anche i rischi da stress lavoro-correlato.
  4. Sentenze di Cassazione: numerose sentenze hanno riconosciuto e condannato lo straining come comportamento lesivo della dignità del lavoratore, attribuendo responsabilità risarcitorie ai datori di lavoro.

❓ FAQ – Domande frequenti sullo straining

Qual è la differenza tra straining e mobbing secondo la giurisprudenza?

La principale differenza è la pluralità degli atti: il mobbing richiede una serie di comportamenti vessatori ripetuti nel tempo, mentre lo straining può derivare anche da un singolo episodio ostile, purché produca conseguenze durature e destabilizzanti sulla salute psicofisica del lavoratore.
La giurisprudenza italiana ha riconosciuto che anche un solo atto illegittimo (es. demansionamento improvviso, trasferimento punitivo, isolamento funzionale) può integrare straining.

Come capire se ciò che sto vivendo è straining o semplice conflitto sul lavoro?

Per riconoscere lo straining è utile comprendere tre elementi:
– Il comportamento è ostile o ingiustificato?
– Produce un disagio evidente (stress, ansia, difficoltà lavorative)?
– Gli effetti si protraggono nel tempo, impedendoti di lavorare serenamente?
Se anche un singolo episodio ha cambiato in modo significativo la tua condizione lavorativa, potrebbe trattarsi di straining.
Un avvocato esperto in diritto del lavoro può aiutarti a distinguere un conflitto fisiologico da una forma di pressione illecita.

Può configurarsi straining anche senza intenzionalità da parte del datore di lavoro?

Sì, a differenza del mobbing, per lo straining non serve provare l’intento persecutorio: ciò che conta è l’effetto.
Se il comportamento produce stress forzato e duraturo, può essere riconosciuto come straining anche senza volontà esplicita di danneggiare il lavoratore.

Quanto tempo deve durare lo stress per parlare di straining?

Non esiste un numero minimo di giorni.
La giurisprudenza richiede che gli effetti dell’atto ostile siano duraturi e non temporanei.
Anche un singolo episodio con conseguenze lavorative, psicologiche o fisiche persistenti può integrare lo straining.

Lo straining può causare un danno risarcibile?

Sì, il lavoratore può ottenere risarcimenti per:
danno biologico (stress, ansia, disturbi fisici o psicologici)
danno morale
danno esistenziale
danno da perdita di professionalità
danno patrimoniale (riduzione stipendiale, perdita bonus, mancata carriera)
Il risarcimento viene quantificato dal giudice sulla base delle prove raccolte e dell’impatto sulla vita professionale e personale.

Come si può reagire subito se si sospetta straining?

I passi consigliati sono:
1. iniziare a raccogliere prove
2. parlarne con il medico di base o medico del lavoro
3. evitare reazioni impulsive ma mantenere registri dettagliati
4. consultare quanto prima un avvocato specializzato per una valutazione strategica
Agire rapidamente evita che la situazione peggiori o diventi più difficile da dimostrare.

Lo straining può portare al licenziamento illegittimo?

Sì, se lo straining è parte di una strategia per spingere il lavoratore all’uscita (ad esempio svuotamento mansioni o isolamento), il licenziamento risultante può essere nullo o discriminatorio.
In questi casi il lavoratore può ottenere:
– reintegrazione
– risarcimento economico
– pagamento degli arretrati

Lo straining può configurarsi anche se il superiore nega comportamenti ostili?

Sì, lo straining si basa sugli effetti oggettivi e documentabili, non sull’ammissione dell’autore.
Esempi comuni:
– isolamento “non intenzionale”
– demansionamento giustificato con motivazioni apparenti
– trasferimenti motivati genericamente
Un avvocato esperto può valutare se la giustificazione del datore regge giuridicamente.

Quanto tempo ho per fare causa per straining?

I termini dipendono dal tipo di azione:
risarcimento del danno → 5 anni
impugnazione del demansionamento → 60 giorni + 180 per il deposito
opposizione al trasferimento → immediata, meglio se supportata da legale
licenziamento legato a straining → 60 giorni per impugnare
Un avvocato ti aiuta a rispettare tutte le scadenze.

Quali sono i segnali psicologici che possono indicare una situazione di straining?

Molti lavoratori notano:
– ansia prima di andare al lavoro
– insonnia o stanchezza persistente
– calo di autostima
– difficoltà di concentrazione
– irritabilità
– sensazione di svalutazione o inutilità
Segnalarli al medico è importante anche ai fini probatori.

🔚 Conclusione

Lo straining è una forma subdola e sottovalutata di pressione lavorativa che può compromettere non solo la serenità quotidiana, ma anche la salute fisica, mentale e la carriera professionale.
Riconoscere i segnali, comprendere i propri diritti e agire tempestivamente è fondamentale per evitare che la situazione peggiori e per ottenere la tutela prevista dalla legge.

Se i comportamenti che stai vivendo ti fanno pensare a un isolamento ingiustificato, a un demansionamento, a una pressione psicologica duratura o a un atteggiamento punitivo, una valutazione legale personalizzata può fare la differenza tra restare bloccato in una condizione dannosa e recuperare la tua dignità professionale.

🤔Vuoi capire se la tua situazione integra straining e quali strumenti legali puoi attivare?

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